Kinema. Il cinema sulle tracce del cinema

Dal film alle arti elettroniche, andata e ritorno

Questo diario lucido e appassionato attraversa le realtà più vive di una storia complessa e variegata, indirizzandosi a un lettore sofisticato, che all’amore per il cinema sappia unire la coscienza del valore della ricerca teorica e di una storiografia capace di essere critica.
In una interrogazione sempre aperta rivolta allo statuto di un’arte cinematografica pensata come linguaggio in continuo divenire, capace ancora oggi di “parlare” in profondità nel cuore dell’universo audiovisivo che costituisce l’ambiente culturale e mentale del mondo globalizzato. (Giorgio De Vincenti)

Prefazione di Giorgio De Vincenti
Il libro in breve

Il cinema non frequenta più solo le sale, la televisione esce dai televisori, il teatro si immerge in nuove scene, il telefono genera terminali mobili, la rete si fa regina: chi ha paura della videoarte?

Una collezione di saggi d’autore sulla cinematografia come forma d’espressione peculiare della nostra epoca.
I saggi raccolti in questo volume danno conto delle ricerche dell’autore in ambito internazionale sul tema del cinema come relazione complessa fra immagini e tecnologie, come intreccio di tecniche, linguaggi e media anzitutto, ma anche di culture, lingue, narrazioni, esperienze, strutture industriali, sguardi d’artista.
Un testo chiaro e scientificamente rigoroso, rivolto non soltanto agli specialisti, che entra a pieno titolo a far parte di quella grande opera aperta che è il romanzo della modernità.

Con una inedita Cronologia della videoarte in Italia dal 1952 al 1992.

Anteprima

Che cos’è il «cinema», oggi, nel passaggio dall’epoca – mirabilmente definita da Walter Benjamin nel ’36 – della sua riproducibilità tecnica a quella che è stata intuita come sua producibilità elettronica? Non più solo «film», evidentemente: e proprio a causa della storia straordinaria della pellicola, dell’irrinunciabile patrimonio di esperienza che l’immagine chimica e la cinematografia meccanica e ottica hanno accumulato in più di cento anni di tradizione; e che ci consegnano sul piano linguistico e narrativo come su quello produttivo e comunicativo. Il «cinema» è una esperienza complessa anche in una epoché, come quella che stiamo attraversando, a cavallo tra due Millenni; una esperienza che ci ha portato a  comprendere il cinema non come risultato di una ma di molte “storie”, non di una sola tecnica o di un solo medium ma di intere genealogie di tecniche, media, relazioni con lo spettatore.

L’irruzione dell’elettronica nella formazione e nella trasmissione delle immagini (anche di quelle sonore), lo spostamento progressivo dall’analogico al numerico, le esperienze sempre più articolate di “interattività” (tra macchine, e tra uomo e macchine), la telematica e l’esistenza stessa di trent’anni e più di “arti elettroniche” (di esplorazione creativa condotta dagli artisti dei nuovi linguaggi e dei nuovi media) modificano infatti radicalmente la nozione stessa di “cinema”. E la esaltano. Ci obbligano a recuperarne il significato profondo considerandola una forma “estesa” di espressione audio-visiva; e in ogni caso a non intenderlo esclusivamente come un concetto incatenato per sempre alle sue prime matrici, la fotografia e il film.