E se applicassimo la Costituzione?

Vogliono cambiarla senza averla usata

Un libro di scottante attualità.

Il libro denuncia come molti princìpi fondamentali contenuti nella Carta costituzionale non siano stati rispettati dalle nostre classi dirigenti.
L’autore prende in esame alcuni di questi princìpi in relazione all’attuale situazione politica, al rapporto tra gli elettori e gli eletti, tra i cittadini e gli amministratori della cosa pubblica, alle scelte per l’economia e la giustizia in tempo di crisi.

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Il libro in breve

Le “manutenzioni intelligenti” della Costituzione – auspicate in questa fase dal governo di “larghe intese” – rischiano di entrare in contrasto con la concezione del sistema democratico che ha guidato i nostri costituenti.
La Carta Costituzionale italiana, recentemente definita “la più bella del mondo”, è l’unico punto fermo cui riferirsi nel disorientamento generale della crisi che stiamo vivendo.

Mai come ora, dopo lo scempio di questi ultimi vent’anni, si tratta di applicarla nella pienezza dei suoi valori.

«Chi ha la funzione di concorrere a determinare la politica dell’Italia – in particolare gli eletti – dovrà costantemente ricordare che la Costituzione dovrà essere fedelmente osservata come Legge fondamentale della Repubblica da tutti i cittadini e dagli organi dello Stato».
Costituzione della Repubblica italiana, art. XVIII delle disposizioni finali

E se applicassimo la Costituzione?

Anteprima

La Costituzione è stata da più parti e in più occasioni attaccata e denigrata, più volte si è cercato di modificarla; altre volte è stata semplicemente disattesa. Appare comunque evidente che il dettato costituzionale non ha trovato nella nostra vita pubblica una puntuale applicazione malgrado sia palesemente dotato di un’ammirevole coerenza interna e nonostante l’osservanza delle sue previsioni rappresenterebbe un concreto progresso civile. O forse è proprio per questo che non la si vuole applicare.

La nostra Costituzione non è “roba vecchia”. Le costituzioni – anche se non sono immutabili – sono fatte per durare, dettano le regole fondamentali, come la separazione dei poteri e la loro regolamentazione, che devono sopravvivere ai fenomeni passeggeri. […]
Non è certo la nostra Carta che impedisce di operare correttamente. Impedisce semmai (quando viene osservata) che prevalga il disprezzo di ogni regola. […]
La Costituzione è molto più moderna della politica della razzia, della dilagante corruttela, il disgusto per la quale viene erroneamente definito “antipolitica”. Bisogna ritornare a una politica corretta, a minori invadenze. Una diffusa rispondenza dell’azione di Governo e della vita istituzionale al dettato costituzionale reintrodurrebbe nella vita politica dell’Italia limiti e linee guida che parrebbe opportuno adottare e che contribuirebbero al progresso del Paese; introducendo forse una salutare dose di Stato, affinché esso non continui a restare di “complessione debole”.
Evitando che si continuino a creare nuovi fiumi di norme (che, se non attuate, sono un’ulteriore esempio di democrazia dell’annuncio), ma governando e amministrando efficacemente e applicando in tutti i casi le norme esistenti. Come possa la classe di governo pretendere che le norme di legge vengano osservate se sono per primi i partiti e i governi a non aver attuato la Costituzione appare invero inconcepibile.