Rosa spinacorta

Tratto da una storia vera, Rosa spinacorta tratteggia la figura di una delle ultime donne allevate e istruite nei conventi, in gran segreto, per vestire la Madonna miracolosa. Racconta l’apprendistato forzato, l’annullamento del corpo, il farsi trasparente di chi ha in sorte la vestizione del Sacro. Ma in questa storia troveremo molto di più.

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Il libro in breve

Tecla è la prescelta, veste la Madonna. Ma mentre la Regina, sua unica compagna nella stanza segreta, è solo un pezzo di legno dagli occhi senza vita, la ragazzina ha un corpo vivo fatto di carne che è costretta a negare, a distruggere pezzo dopo pezzo, arto dopo arto, come un nemico di cui vergognarsi. Tecla è destinata a diventare niente, perché la Regina è sempre vestita e chi la sveste non esiste, è trasparente.

La prescelta impara tutto quello che c’è da sapere: i bottoni, le cordelle, gli aculei dell’istrice, le stecche candide della balena; vestiti, gonne, corpetti, mantelli; lino, seta, cotone. E i colori preziosi: il risalgallo, il sangue di drago, il verdaccio, l’oro e l’azzurro.

Ma il suo corpo un giorno reclama i suoi diritti: la condurrà via dal convento lungo il fiume su cui naviga un presepe vivente; un viaggio pieno di rivelazioni, in una dimensione magica che pervade il mondo religioso, fatto di riti, superstizioni, realtà umili, gesti quotidiani. Fino a quando nei boschi nei pressi di Gualtieri troverà un folle pittore, un certo Ligabue.

Anteprima

Sull’etichetta c’era una scritta, Biacca. La donnadischiena si è raccomandata di utilizzarla sul viso della Regina, per rimarcare la purezza, senza metterne troppa; soltanto i ricchi si impastano la faccia di quella polvere bianca tanto da diventare maschere.
La biacca si deteriora in fretta, perciò va controllata almeno ogni sei giorni perché si screpola, accentua le vene del legno e rende poco credibile il viso della statua. Si ottiene mescolando la polvere di piombo con la merda di vacca.
Stavo ancora sorridendo quando la donnadischiena mi ha detto di allontanarmi, si è tracciata per tre volte il segno della croce, ha dato un bacio all’aria e ha aperto la scatola con scritto Carnemonia. Questo, ha sibilato, è il colore più raro, il più prezioso; quando lo tocchi segnati e stai in guardia che non ci sia vento, è il modo con cui i demoni lo rubano. È composto da piccoli pezzi di mummie sbriciolate, viene da un paese lontano, l’Egitto, con un fiume molto più grande del nostro. Del nero di mummia o carnemonia se ne usa pochissimo; serve per creare o accentuare le ombre del viso, è un pigmento magico, capace di entrare nel corpo della Regina, attraversarlo lungo le venature e provocare sussulti, come se avesse le viscere. È il colore che la lega ai morti.
Saranno state le parole della donnadischiena ma appena ha aperto quella piccola scatola in cartone, piena di segni incomprensibili, ho avvertito un soffio percorrermi il corpo e poi una mano che mi sfiorava la testa.
Mi sono girata di scatto per vedere chi fosse ma non c’era niente, nessuno, allora ho riportato gli occhi sulla donnadischiena e l’ho sorpresa ingerire un pizzico di quella polvere. Così mi è nato il sospetto che lo facesse per non invecchiare, solo seccare, mummificarsi a poco a poco, e che avesse un complice invisibile, uno spirito che mi aveva distratto.
Lei se n’è accorta e per la prima volta ha fatto un’espressione scomposta che è diventata subito severa, di chi viene scoperto nel suo segreto più intimo e tanto imbarazzante da non poterlo ammettere, solo rivelarsi più scontroso.