Mollare gli ormeggi con Exòrma su rotte non convenzionali

La collana ammiraglia e altre imbarcazioni atipiche

In questa rubrica del sito, L’Indice intende dar voce a nuove realtà editoriali che si sono imposte sul mercato con una linea riconoscibile e di alta qualità, offrendo loro l’occasione di presentare il lavoro e le scelte editoriali che li contraddistinguono. Oggi salpiamo con Exòrma.

di Orfeo Pagnani

Il varo di Exòrma (dalla radice di un verbo greco: mollare gli ormeggi) avviene nel 2009 ma il natante si avventura al largo alla fine del 2010 invocando la protezione di Joshua Slocum, il navigatore solitario. Lui la racconta così: “Avevo deciso di fare un viaggio attorno al mondo e, poiché il 24 aprile 1895 il vento era favorevole, salpai l’ancora a mezzogiorno […]”.

Prima o poi, il momento di partire arriva.

 

Scritti traversi, la collana ammiraglia di Exòrma

La collana Scritti traversi è la nostra ammiraglia. Sono scritture meticce, da quelle più vicine ai modi del reportage alla forma del romanzo-saggio. Il viaggio e i luoghi sono il denominatore comune, l’apporto di temi e discipline diverse fa il resto. Un’apertura di orizzonte al di là della vulgata del postmoderno sulla “fine dei viaggi”; scritture capaci di destabilizzare gli stereotipi di certa letteratura e scardinare un immaginario codificato. Letteratura di viaggio quindi, ma che, abbandonando le barriere di genere, vuole aprirsi alla prospettiva del “viaggio del terzo tipo” come la definisce Andrea Cortellessa in un libro emblematico dal titolo Con gli occhi aperti. 20 autori per 20 luoghi: una raccolta di testi narrativi di venti fra i migliori narratori e poeti della nostra nuova letteratura.

Tra gli altri volumi in catalogo, che aiutano a inquadrare il profilo della collana, possiamo citare: Come ti scopro l’America di Emanuela Crosetti, per lo sguardo imprevedibile su una parte trascurata dell’America contemporanea; Viaggiatori nel freddo di Francesco Ruggiero e Elisa Baglioni (sparajurij), alle prese con i luoghi della storia e della letteratura di Mosca come appaiono oggi; Artico nero di Matteo Meschiari, un modo inconsueto di raccontare e fare antropologia con un romanzo corale, sette storie da un Artico morente.

 

quisiscrivemale, la collana di narrativa

Dedicata alla narrativa è quisiscrivemale, collana che cerca di ritagliare un ambito nel quale autori italiani contemporanei, che decidano di non sottostare al vincolo della narrazione e della “storia” a tutti i costi e scrollarsi di dosso la preoccupazione del “come va a finire”, possano trovare un’occasione. Vorremmo anche riconsiderare la narrativa “come una delle possibili tentazioni della prosa” della quale rintracciare esempi vitali; trascurare le scritture sfiancate e addomesticate alla necessità del farsi vedere; sbarrare il passo all’omologazione dei contenuti, alle strettoie dei generi.

Come direbbe, e dice, Paolo Morelli, autore di Né in cielo né in terra, in una sua provocatoria chiamata alle armi: “Ai pochi coltivatori di prose rimasti ci rivolgiamo, ai delinquenti (in senso etimologico)…” “Servono quindi: prose ad Alta Dedizione; prose con dentro quasi solo un sentimento del dare; libri di cui si può leggere anche la fine senza che nessuno protesti perché gli si rivela il finale; libri che vanno avanti pagina dopo pagina per un po’, poi non gli va più, si fermano sul più bello e non c’è modo di convincerli perché sono testardi come muli, e come i muli quasi scomparsi…

Proprio in questa cornice si collocano gli ultimi tre romanzi pubblicati da Exòrma. Sono molto diversi tra loro, come diversi sono i loro autori, che però condividono la volontà di rendere protagonista la lingua e di costruirsi una voce, frutto sempre di un duro lavoro e di un lungo apprendistato, di una innegabile personale ricerca letteraria. È il caso di Le pietre di Claudio Morandini, testo scaturito dal tracimare incontenibile dell’invenzione, illuminato dalla ricerca sottile del tono giusto, della precisione, di un equilibrio. Di Poche parole che non ricordo più di Enrico De Vivo: un poema-romanzo; non ci si aspetti una trama univoca e facilmente riassumibile, è un narrare non lineare, allegorico e simbolico, visionario, paradossale, irriverente, a volte addirittura impietoso. Di L’esilio dei moscerini danzanti giapponesi di Marino Magliani: da un esilio all’altro, un esilio volontario, un’autobiografia per frammenti e senza soggetto, che si presuppone vera proprio perché non c’è nessuna prova che lo sia.

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