10/11/2014

Democrazia militare

sbilanciamoci.info - redazione

[…] «È l’ultima volta che mi vedrete con questa uniforme», ha detto Sisi dagli schermi della televisione pubblica all’annuncio della sua candidatura. Il passaggio dall’uniforme alla giacca e cravatta, come fu per Gamal Abdel Nasser, Anwar al-Sadat e Hosni Mubarak, si è così compiuto. Le dimissioni di Sisi da ministro della Difesa sono state poi essenziali per mantenere viva l’ambigua relazione tra élite militare e politica che domina l’Egitto dalla rivoluzione del 1952.

Sebbene il movimento sociale di piazza Tahrir del gennaio 2011 si sia trasformato immediatamente in un colpo di Stato militare, l’esercito ha agito con molta cautela per riprodurre il consueto rapporto tra élite politica e militare. Ha agito sul potenziale rivoluzionario dei movimenti di piazza. L’incontro in piazza Tahrir tra gli organizzatissimi Fratelli musulmani e i giovani rivoluzionari ha immediatamente disattivato il potenziale del movimento.

In un secondo momento, gli islamisti sono stati usati dall’élite militare per dimostrare al popolo egiziano che l’esercito, e solo l’esercito, è in grado, in altre parole ha il “potenziale rivoluzionario” per guidare il paese. E così le forze armate hanno di nuovo azzerato la distinzione tra politici e militari, intervenendo direttamente per annullare la rivoluzione del 25 gennaio 2011 con il colpo di Stato del 3 luglio 2013.

Da quel momento i militari hanno imposto la vendetta verso gli islamisti e un controllo scientifico sulla società egiziana: facendo ciò che la Fratellanza si era dimostrata incapace di fare (coprifuoco, controllo della polizia, leggi anti-proteste, leggi anti-terrorismo). […]

 

Recensione a

Egitto Democrazia Militare

di Giuseppe Acconcia

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