19/03/2024

Infamia

lankelot.eu - Luca Menichetti

“Frammenti. Almeno, era quello che sembrava. E se così non fosse? La grafia non era nitida. Spazi, linee discontinue, caratteri poco chiari. Senza punteggiatura né accenti […] Riconosceva la grafia inclinata della figlia sull’etichetta che identificava la cartellina. Una forma concreta per confermare la sopravvivenza lì. Accanto a lui. Indizio fisico della sua presenza” (pag. 9). Così inizia “Infamia” di Ana Maria Machado: frasi frammentate che lasciano però subito spazio a uno stile molto più articolato e dove le riflessioni in terza persona dei protagonisti rivestono un ruolo fondamentale. […]

Rapporti familiari che si rovinano, una menzogna che ne produce un’altra in un crescendo senza fine, cattiverie fino ad allora represse che si scatenano, tradimenti inaspettati, certezze che vengono meno: tutti meccanismi che si riproducono, indipendentemente dalla classe sociale del calunniato (e difatti si confrontano a distanza il facoltoso Manuel Serafim e il modesto Custódio) e mostrano come difficilmente se ne possa uscire. Pur in presenza di qualche spiegazione plausibile nel caso della morte di Cecília e di una possibile via di uscita per Custódio, nel romanzo di Ana Maria Machado l’epilogo delle vicende ci appare non definitivo, in qualche modo aperto e in fondo coerente con gli effetti imprevedibili, anche a distanza di tempo, di calunnie che ricordano, trasportate nel Brasile dei giorni nostri, l’aria di Don Basilio; senza però alcuno spirito comico.

 

Recensione a

Infamia

di Ana Maria Machado

220
15,20 


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