«È un libro per nostalgici, ma anche per esploratori. È scritto in modo diretto, ma con molti tocchi di poesia.
Questi 76 racconti, tutti della lunghezza di uno o due pagine, parlano di Roma, ma lo fanno indirettamente: dalla scalinata di via dei Pescatori a Ostia, fino alla bellissima rampa dell’Olimpico (“protagonista”, quest’ultima, anche di una delle scene più importanti di Lo chiamavano Jeeg robot), Mauro ci parla di noi, delle nostre abitudini, delle nostre realtà quotidiane che, a volte, ci sfuggono. Ma lo fa parlandoci di qualcosa che abbiamo tutti i giorni fra – anzi, sotto – i piedi. Le scale sono uno strumento indispensabile per andare da un luogo a un altro, eppure spesso ci scordiamo di averle usate».
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