Giuseppe A. Samonà è nato fra Palermo e Roma, dove ha conseguito un Dottorato in Storia delle religioni antiche all’Università «La Sapienza». Lasciata l’Italia nei primi anni Ottanta, ha vissuto e insegnato a Parigi, New York e Montréal (École Pratique des Hautes Études; State University of New York at Stony Brook; Université du Québec à Montréal).
Ha pubblicato studi sul Vicino Oriente antico e sull’America indiana al tempo della Conquista (alcuni titoli: Gli itinerari sacri dell’aedo: Ricerca storico-religiosa sui cantori omerici, Bulzoni 1984; Il sole, la terra, il serpente: Antichi miti di morte, interpretazioni moderne e problemi di comparazione storico-religiosa, Bulzoni 1991; L’insaisissable religion des Taïnos: Esquisse d’anthropologie historique, «Journal de la Société des Américanistes» 2003…).
È stato cofondatore della rivista franco-italiana Altritaliani, ed è codirettore della rivista transculturale franco-canadese ViceVersa. Attualmente vive a Parigi, dove scrive, traduce, insegna… Non ha mai vissuto a Buenos Aires, né a Montevideo – ma sogna un giorno di poterlo fare.
Quelle cose scomparse, parole (Ilisso 2004; con una versione ampliata in e-book, nel 2013) è la sua prima opera di narrativa. Fa parte delle antologie di narratori La terra della prosa (L’Orma 2014) e Con gli occhi aperti (Exòrma 2016) a cura di Andrea Cortellessa, e dell’antologia di critica 12 apostati (Damiani 2015) a cura di Filippo La Porta. I fannulloni nella valle fertile, di Albert Cossery (Einaudi 2016, con un saggio introduttivo), è la sua ultima traduzione dal francese.