Fisica delle separazioni in otto movimenti

Un legame profondo si trasforma in siderale indifferenza, i corpi non si parlano più, l’iniziale complicità diventa reciproco rancore. Parole che danzano e infuriano, quelle dette e quelle non dette, quelle che erodono la passione fino a farla finire nella polvere.
Una lettura al contempo analitica e poetica, personale e universale, in cui ciascuno può ritrovare parte della propria esperienza e della propria vita di relazione, sociale, familiare, sentimentale.

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Il libro in breve

Otto movimenti, come un’opera musicale, ognuno con la sua tonalità e il suo tempo, dalla felice intimità di coppia al tormento dell’incomunicabilità, per indagare la rottura di una relazione, le precise circostanze di una separazione o di un abbandono. La voce narrante maschile, lontana dagli stereotipi che vogliono l’uomo seduttore, conquistatore o, peggio ancora, prevaricatore, mette a nudo la propria fragilità, esplora le reciproche responsabilità, le difficoltà e i timori che accompagnano il fallimento di un rapporto.

Fisica delle separazioni porta la lettrice e il lettore a riflettere sulla genesi, sulle dinamiche e le conseguenze di una separazione e a imparare, infine, in otto “lezioni” l’arte di voltare pagina per accogliere la ricchezza dell’altro.

La relazione è, secondo Sartori, in questo tempo di individualismo esasperato e di atomizzazione, l’unico baluardo di verità.

Anteprima

Trascinato da un tifone che non potevo controllare, e che aspirava la mia rabbia, provocandomi sollievo, io ho sollevato da terra la scatola di cartone dove lei stava riponendo il prezioso servizio da tè in porcellana che aveva ereditato da sua madre, e che non avevamo mai usato. L’ho alzata sopra la testa e l’ho scagliata con tutte le forze verso il pavimento, nella sua direzione. Lei non ha reagito, sembrava anzi che il fracasso di porcellana frantumata l’avesse un po’ calmata. Il suo sguardo sottintendeva che avevo cercato di colpirla, e solo per caso non era successo. Ho allora raccolto i cocci e tutti i sacchettini di veleno che avevo disseminato, e li ho buttati. In ogni caso stavamo per andarcene, il problema era chiuso.
L’ultima notte abbiamo dormito assieme, dopo molto tempo che non succedeva: sul materasso appoggiato al pavimento, visto che tutto il resto era smontato e impilato. Come nei nostri primi tempi, quando non sentivamo il bisogno di qualcosa di meglio, e non avevamo quattrini. Non riuscivo a prendere sonno, e mi faceva una stranissima impressione, essere steso accanto a lei, in quella stanza che era stata la nostra, dove erano successe tante cose, e che ora avremmo lasciato per sempre. Dopo tante parole il succedersi degli eventi, con la sua spoglia ineluttabilità, prendeva il sopravvento. Mi domandavo se sarei riuscito a resistere all’angoscia che sembrava volermi fare sragionare, se davvero sarei riuscito a liberarmi dalla dipendenza dalla codeina, se il mio cuore avrebbe retto.