Percorsi dell’astrazione
Mannucci, Boille, Pace, Santoro
Mostre a Villa Mondragone
Volendo cominciare una ricognizione dell’arte astratta a Roma, a partire dal dopoguerra, le opere di Mannucci, di Boille, di Pace e Santoro, anche nel loro intreccio di pittura e scultura, di superficie, rilievo e terza dimensione, ci è parso che stessero insieme molto bene; e questa sensazione ha destato interesse.
Infatti, se si vuole prestare attenzione ai linguaggi dell’astrazione, dopo molti anni ormai che altre vie si sono aperte e ampiamente svolte (vie facenti perno in modi vari sia sul prelievo della realtà sia sulla disposizione concettuale dell’operazione artistica), spingendo così verso il passato quella che si era presentata all’inizio del Novecento come la svolta, la grande cesura con la tradizione figurativa, ebbene non sembra stimolante farlo utilizzando criteri di pura matrice formale: in altre parole rivolgersi all’astrazione – linguaggio che appare proporre pure forme – con uno sguardo e un’attenzione puramente, esteriormente formale. (Stefano Gallo)