Santi numi
Santi numi è una raccolta di vite di santi ma… immaginari: santi che vengono prelevati in qualche modo dalla tradizione apologetica dei profeti e riportati alla nostra epoca.
Dodici racconti lunghi e altri brevi fanno diventare santi e beati gente di paese, uomini e donne vissuti nella valle del Po non si sa se per davvero o per finta. Ma qualcuno possiede un sistema infallibile per separare il vero dal falso?
Immaginiamo di prendere alcune storie di santi che sono patrimonio, conscio e inconscio, della nostra cultura anche iconografica e spostarle ai giorni nostri; di prelevare in qualche modo alcune figure dalle grandi raccolte agiografiche della tradizione tardoantica e medievale e trasferirle più o meno verso la fine del secolo scorso.
Così Giona, Giuditta, Paolo il Semplice, i monaci del deserto, sant’Ambrogio, ma anche Maria, Zaccaria, Elisabetta e san Francesco diventano personaggi contemporanei. Se quei martiri, beati, santi che si sono fatti amputare, martirizzare, che hanno scelto l’ascesi e la follia, facessero le stesse cose oggi, cosa penseremmo di loro? Ci verrebbe da sorridere e, quindi, ci farebbero pensare.
Quelle raccolte in Santi numi sono storie che mescolano stati d’animo e generi, proprio come avviene negli antichi testi: la commedia, la tragedia, l’orrore, il misticismo, il riso, l’assurdo e tutto ciò che ci ha reso come siamo, cioè esseri umani che stanno sulla terra col passo degli insetti, solo con le zampe più lunghe.
Così come Egidio Cattabiani
Andando un giorno per i campi col fucile a tracolla alla ricerca di fagiani, che in quella stagione si acquattavano nell’erba alta per poi saltare fuori all’improvviso dando un colpo d’ali accompagnato da uno strido improvviso, Egidio Cattabiani vide in mezzo alla terra arata, a un centinaio di metri da lui, una figura femminile immobile, con le mani lungo i fianchi e una strana luce attorno al profilo.
Era all’incirca il tramonto e quella donna, stampata contro il cielo appoggiato sul filo dell’orizzonte della pianura sterminata, sembrava stesse guardando proprio lui, Egidio Cattabiani, che ebbe l’istinto di prendere il fucile, imbracciarlo e puntarlo contro la donna, perché era una delle poche cose che sapeva fare, coi fagiani, coi caprioli, coi cinghiali e con le persone che si avvicinavano al suo podere senza chiedere il permesso, così gli venne d’istinto di fare la stessa cosa, ma appena posata una mano sulla canna del fucile, a contatto col metallo, gli passò la fantasia.
Gli sembrò a quel punto che la donna sollevasse un braccio nella sua direzione, col palmo all’insù e gli facesse richiesta di avvicinarsi con un gesto ed Egidio Cattabiani ebbe l’impressione che una voce femminile nella sua testa dicesse – Egidio, vieni, seguimi – ma Egidio non era certo tipo da credere a cose del genere, specie se a dirle era una donna ferma in mezzo a un campo e con la luce del tramonto alle spalle che non permetteva neanche di vederne distintamente i lineamenti.
– Ma io no che non vengo – disse e al rumore delle sue parole un fagiano si alzò in volo, Egidio imbracciò il fucile e sparò senza pensare, in direzione del fagiano, che era sulla stessa traiettoria della donna in mezzo al campo ed Egidio Cattabiani si rese immediatamente conto di quel che aveva fatto.
– Orco boia, ho mazzato anche la donna – pensò, mentre il fagiano spegneva la sua traiettoria in riva a un fosso. Ma la donna non c’era più.
Un attimo prima era lì e dopo lo sparo era svanita.
Egidio Cattabiani raccontò negli anni a seguire diverse volte questa storia e le cronache riportano il fatto come uno dei rari casi in cui a qualcuno appare probabilmente la Madonna, concedendogli magari la possibilità di redimersi e passare alla storia come santo o beato, e lui invece le spara. Passando alla storia così, come Egidio Cattabiani.