«Per dare un ulteriore giudizio ai volumi della collana TAC, oltre alle seppur utili informazioni di rito, parto da un solido presupposto: io di arte contemporanea non ci ho mai capito un tubo. Mi è capitato a volte di aggirarmi per mostre insieme a più esperti amici e ogni volta ho finto interesse e contemplazione davanti a stracci per il pavimento incorniciati, sedie tagliate e circuiti elettrici incollati insieme alla bell’e meglio. Ho nascosto la vergogna per la mia ignoranza contando i passi fino al bookshop o al bar del museo, e soprattutto non ho mai capito cosa possa rendere una sedia rotta un’opera d’arte invece di… che ne so… una sedia rotta e basta.
I volumetti della TAC sono eleganti, in carta patinata, con una bella grafica (molto contemporanea anche questa) e in pratico formato da borsetta (casomai ve li volesse portare dietro a una mostra), ma soprattutto sono comprensibili anche se non avete una summa cum laude in Storia dell’arte. C’è da chiarire però che questi libri non sono proprio for dummies, richiedono qualche neurone funzionante in più rispetto all’ultimo di Dan Brown, ma hanno il pregio di voler mettere la critica d’arte al servizio della comprensione dell’attualità (e a come l’artista ha voluto rappresentarla), quindi li potete leggere anche se non siete Sgarbi o Philippe Daverio. Potete leggerli per colmare la vostra totale incomprensione dell’arte contemporanea o anche solo per atteggiarvi alla prossima mostra con forbite affermazioni del tipo “Come certamente puoi capire, qui la fontana allude al sangue e alla continua emorragia del mondo…”».