«Si ha più volte l’impressione che il narratore non abbia scelta: condannato ad ascoltare. Anche da lettori si resta coinvolti in questo gioco di volontà, a poco a poco si capisce di dover semplicemente continuare a girare la pagina. Non per sapere che cosa succederà alle figure che ci sfilano davanti, ma perché si ha l’impressione di stare davanti alle pagine per un motivo. […] Ci sono storie che ci vengono imposte, storie che si intrecciano, accadono, non si sa da dove arrivino, che ci ritroviamo semplicemente davanti, dono o condanna esse siano. Alla fine di questo viaggio c’è la notte che non sappiamo, la valigia che ci portiamo dietro pesa sempre di più, qualche volta sembra insopportabile. A guardarci dentro si trovano altro dolore, altre storie, ammaccate come la nostra, poche scuse, pochi espedienti per compiacersi e molta meravigliosa realtà. Paolo Miorandi ha aperto la valigia che qualcun altro aveva dimenticato; vederne il contenuto rovesciato – con tutto il disordine del caso – in letteratura è straordinario».
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