Barcelona desnuda

Fuga nella città: letteratura, luoghi comuni e insoliti cammini

Nella Barcellona dei nostri giorni, i protagonisti di alcune delle maggiori opere letterarie sulla città catalana, Petra Delicado, Clara Barceló, Pepe Carvalho e molti altri con loro, scappano da una stanzetta malridotta del Raval e tornano come spettri in libertà alla Barcellona narrata nei libri. Vagano indisturbati, entrano in caffè e teatri, si calano di nuovo nei luoghi che conoscono, oggi mutati profondamente se non addirittura scomparsi, svelandoci una città più intima e segreta. Grazie a loro scopriamo una Barcellona a tratti sconosciuta, ben lontana dalla cristallizzazione turistica e modernista che da sempre ne accompagna l’immaginario.

 

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Il libro in breve

I quartieri barcellonesi e gli episodi salienti nella vita della città e dei suoi abitanti, le Esposizioni universali, le rivolte anarcosindacaliste e la guerra civile compongono un iridescente rosone gaudiano non solo letterario ma artistico, storico e culturale.

Frequenteremo personaggi amati o saremo sedotti per la prima volta da scrittori e grandi classici della letteratura novecentesca catalana e castigliana: da Carlos Ruiz Zafón a Josep Pla con Un signore di Barcellona; e poi Joan Sales, Salvador Espriu, Mercè Rodoreda con il suo La piazza del Diamante, Eduardo Mendoza, i romanzi polizieschi di Manuel Vázquez Montalbán e Alicia Giménez-Bartlett.

Anteprima

Sui rocamboleschi tentativi di fuga della famosa salamandra del Park Güell, inviperita vittima dell’invasione turistica. Consigli per la lettura: da assaporare con lentezza, a voce alta, e con approccio giocoso. Ancor più gradito un bicchiere di vino.

La salamandra grugnisce.
Tra le fronde del parco, sotto il sole cocente, il suo mosaico di colori si infiamma, e la salamandra grugnisce. Pian piano quel sordo bramito si sparge nel parco, foglia per foglia, gemma su gemma, spaventa le gazze e dissolve le nubi. La salamandra grugnisce e bofonchia a tutte le ore, al mattino, alla sera, con la nebbia, la brezza o la pioggia. Sepolta sotto le mani di ogni colore, fattezza e sudore, grugnisce.
Grugnisce.
Guaisce.
Mugugna.
Bofonchia.
Accecata dai flash, punta da tutti gli stick, stonata dalla confusione dei look: non ne può più.
Tra il fruscìo croccante dei sari, il vociare chiassoso maori, il lino grezzo d’estate, i peli di ogni lunghezza, i dialetti, le lingue, le urla, i latrati, le corse, le pose, i lucenti piumini di oca e gli scatti infuocati dei flash: è davvero un inferno.
Nessuno le presta attenzione, in quel vociare confuso di frotte e bambini, ma i sorveglianti la guardano a vista e non sono certo all’oscuro che nel fondo del suo cuore di pietra lei cova vendetta. E spazzano ancora più forte o schizzano di getto le pompe appena il guaito diventa più acuto. Le guide, poi, la osservano sempre, non le levano gli occhi di dosso, mentre spiegano e mostrano, come hostess in affanno su un aereo di matti. E scuotono ferme gli ombrelli quando il lamento della povera bestia si fa più sfacciato e invadente.
«Mare de Déu! Mare de Déu!», stride alle otto in punto, quando la gabbia dei mostri si apre, e le prime grassone entusiaste, venute da mari lontani, ancora unte di hamburger, salsa e cipolle, le salgono addosso fasciate da shorts […].

* * *

[…] Pare che l’ispettore Petra Delicado agiti il vessillo della libertà femminile e poi si abbandoni lussuriosa a uomini e amanti, e si conceda ogni volta a rapporti leggeri, fatui, immorali. Pare che la grande Petra Delicado sia contro le mode, contro le creme, contro le costrizioni della società. Pare che l’incorruttibile Petra Delicado lotti per l’indipendenza della donna e faccia della consapevolezza femminile il marchio della sua credibilità, ma poi corra subito dal parrucchiere, dal truccatore e dal massaggiatore. Con quale coerenza, cari lettori? Pare che Petra Delicado odi l’amore, decreti e condanni le donne passive, ma sia la prima a cercare Cupido. D’altronde conoscete bene il suo passato. Con due matrimoni falliti alle spalle, vorreste lei come compagna, moglie, sorella, suocera o nuora?
E non è finita qui. Pare che la nostra Petra Delicado si contraddica, incespichi, arranchi, e testimone ne sia quel suo grasso viceispettore, Fermín Garzón, che maschera con le battute la solida insofferenza verso il suo capo. Ci risulta persino che Petra Delicado sfoghi sul suo povero sottoposto le frustrazioni di una donna vecchia e fallita. Ci chiediamo, allora, è Petra Delicado l’esempio migliore per una donna moderna?

Che gliene pare, Petra? Ho affondato bene il coltello, come hanno fatto nella mia gola? Ho calcato la mano, vero, una piccola rivincita di un individuo vomitevole… Bah, in effetti forse è un po’ sciatto, poco graffiante: da dentro una bara non si può pretendere troppo. Però ci ho azzeccato, vero, ispettore? Sarà una bella partita di scacchi, la nostra. E da qui, da queste quattro assi di legno, prima di scomparire nel nulla, le lascio un ultimo indizio. Sono anch’io il mandante della morte di una persona, di una povera fanciullina sprovveduta. Della casta amante di uno stimato ministro. Sprovveduta? Non so, ispettore. I soldi sono come la peste, infettano tutti, dai poveri ai ricchi. Nessuno ne è immune. Neppure lei.

«Ma è terribile, Fermín, di uno squallore spaventoso!».
«Cosa credeva, ispettore?».
«Come si fa a essere così bassi, così malevoli, così volgari?».
«Valdés lo era per natura. Non faceva nessuna fatica a trovare il tono giusto!».
«Che tipo!».
«Questo era Valdés e questo era il mondo in cui si muoveva, e in cui ci dovremo muovere anche noi a partire da oggi».

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