«Il flusso narrativo è fondato su un tentativo di usare «impurità descrittive», schegge di memoria e metafore ardite, di cui la stessa autrice è conscia, per stanare il senso di un’esistenza di una persona che, pur dedicando tutta se stessa ad aiutare chi soffre attorno a lei, è sempre e comunque sola. Sola perché diversa, sola perché utilizza il linguaggio di un’energia che lei (e nessun altro) sente fremere in tutte le cose. Un’energia di cui malati di ogni genere si cibano e grazie alla quale guariscono, ma che poi preferiscono dimenticare appena escono dalla casa di Viviana per non doversi porre troppe domande sulla validità di alcune leggi fisiche e sociali che la loro “guaritrice” ha spazzato via con un solo tocco delle mani.»
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Recensione a
di Carla Vasio