«La lingua oscilla tra l’italiano e il dialetto toscano nelle parti ambientate nella provincia senese, patria della Terrora e della famiglia di Omero. Questa alternanza assieme alla bravura stilistica della scrittrice contribuisce ulteriormente all’originalità del libro. Romanzo che proprio per queste caratteristiche sembra rispondere al titolo della collana in cui è inserito, ovvero “quisiscrivemale”, laddove il riferimento è sia a un tipo di scrittura lontana che a quello stile neutro, senza nerbo e quasi interscambiabile, tipico di certa letteratura di successo “scritta bene”».
Recensione a
di Silvia Cassioli