[…]Valentini la fa intuire subito dalle prime pagine costruendo tutta la narrazione su una staffetta di pronomi personali, l’io e il tu, che si danno il turno ad ogni paragrafo. L’io deve occuparsi del passato, deve raccontare le corse, per lo più in bicicletta (perché in bicicletta ci fa la guida turistica), che fa per sopravvivere al quotidiano, per andare avanti di mese in mese, pagare le bollette mantenere una casa; il tu, invece, guarda la bambina, la minuscola, e prova a parlare di quel tipo di felicità di cui si ha paura perché così grande e totalizzante è, e così veloce e inaspettata, che se dovesse venir meno, davvero gli crollerebbe tutto addosso e non saprebbe più come tornare indietro a quello status quo che, dall’altra parte, al paragrafo precedente, narrava l’io.
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Recensione a
di Mario Valentini