«Diario, lucido e onirico insieme, di un viaggio longitudinale dentro una India di volti frammentati e vetri colorati, in un paesaggio sempre mutevole grazie a simmetrie e riflessi generati dallo sguardo e restituiti dall’autore attraverso una parola il cui farsi è alterato dall’incontro di un bagliore, di un ticchettio, oppure schiuma in una concatenazione di allitterazioni».
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