Passaggi

Avventure di un autostoppista

In questo lungo e quasi formativo racconto on the road Pergola ci avvia, con una scrittura piacevole e sempre in movimento, all’arte del passaggio, perché qualunque sia il motivo del viaggiare […] lo spostarsi da un luogo a un altro, ancor più se in autostop, è una vera e propria arte […]. (Paolo Albani)

Formati ebook disponibili: epub
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Il libro in breve

Cosa fare se a sedici anni vostro padre vi molla nei pressi di Grenoble, soli e lontani da casa? Paolo Pergola non ha avuto dubbi: ha alzato il pollice e ha aspettato che qualcuno si fermasse. Da allora – e sono passati molti anni – non ha mai smesso di fare l’autostop. Per girare il mondo, certo, o semplicemente per tornare a casa. Con la libertà di chi viaggia con pochi soldi e senza vincoli. Pergola ci racconta le sue avventure. I frammenti degli incontri e dei discorsi si compongono in una sorta di vademecum ideale dell’autostoppista. Cosa fare di fronte a cinesi sorridenti che gratis non ti caricano proprio, ma sorridono comunque? E come sopravvivere ad autisti folli in cerca di una birra e della donna della loro vita? Incontri, persone, ma anche luoghi e distanze: la mitica Shangri-La, nell’Oriente rarefatto di praterie, yak e focolari, le piogge perenni della Bretagna, i sentieri scoscesi del Grand Canyon, l’Islanda fatta di pesci, acqua calda e cavalli.

Anteprima

Io ho la soglia alta. Che so, posso iniziare alle otto del mattino e rimanere in attesa fino alle quattro del pomeriggio, col pollice a mezz’aria, senza gettare la spugna. Poi dipende. C’è sempre un treno, un autobus, un altro giorno. Ma devo dire che le volte che ho abbandonato si contano sulle dita di una mano. In questo libro si parla dei passaggi, a volte di un passaggio singolo, a volte di una serie di passaggi, o di un intero viaggio fatto di passaggi. Si parte e si arriva. In mezzo ci sono i passaggi. Ma forse ci sono principalmente i passaggi, che iniziano con la partenza e finiscono con l’arrivo. Nei passaggi si percorrono pezzi di mondo con persone mai viste prima, spesso mai rincontrate dopo, ma con cui si condivide il tempo del passaggio. E ci sono anche le attese, tra un passaggio e l’altro. Si possono imparare a memoria la disposizione dei sassolini di ghiaia sul ciglio della strada, la geometria del guardrail, i giochi di confine tra l’erba e l’asfalto. Angoli del mondo non abituati a essere osservati. Fare l’autostop è un po’ come fare un campionamento casuale dei luoghi e della gente. Certo, non è proprio casuale, non tutti i luoghi sono adatti per cercare un passaggio, e non tutte le persone sono disposte a dartelo. Però mi piace pensare che sia un po’ così. Ho conosciuto contadini che volevano aiutarmi, anziane signore un po’ sole, rappresentanti che mi facevano vedere il loro armamentario, famigliole in gita coi bambini che volevano giocare, signori benestanti a cui faceva piacere la compagnia d’un giovane autostoppista, business-man che avevano mangiato troppo e volevano rimanere svegli.