«La radice del viaggio è concreta e immanente, per chi lo compie: in quella città-emblema fu rinchiuso il nonno prigioniero di guerra, uno dei tanti soldati italiani che dopo l’8 settembre rifiutarono di prestare giuramento alla Repubblica Sociale, affrontando così un’odissea per troppo tempo rimossa. Ma chi dice “io” sa già, fin dall’inizio, che la propria quête – come quella del Professor Austerlitz nel romanzo omonimo di W.G. Sebald che più ha contato, nella voga iconotestuale degli ultimi decenni – non potrà risolversi che in uno scacco. Chi busca l’Oriente, però, in questi casi scopre sempre, in suo luogo, un qualche imprevisto Occidente».
Su Antinomie una riflessione di Andrea Cortellessa su Una mappa per Kaliningrad. La città bifronte e un estratto di testo e foto dal libro.