Orfeo Pagnani, editore e direttore editoriale Exòrma, si racconta a Emanuela D’Alessio su viadeiserpenti.it.
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«[…] Che cosa significa il nome Exòrma e perché questa scelta?
Avete notato che il nostro logo utilizza la lettera greca “epsilon” e la “ò” tagliata sotto che allude alla forma dell’“omega”? Il nome è una sorta di italianizzazione della radice di un verbo greco: mollare gli ormeggi. Il progetto Exòrma è legato fortemente alla dimensione del viaggio. Il viaggio come fonte di conoscenza, scatola delle meraviglie, libertà dell’esperienza, occasione di incontro, necessità della scoperta.
Che cosa vuol dire oggi essere un editore? In tempi di metamorfosi digitale per l’editoria, di self-publishing dilagante, di rivoluzione e crisi dell’intera filiera?
La specie non dovrebbe essere a rischio di estinzione. Continua a esserci ancora un solo modo di fare l’editore, credo, che è quello che conosco. È quello di mediare tra autore e lettore. Di rintracciare le scritture, i contenuti proponibili, di agitare il setaccio per trovare l’oro o almeno qualcosa che gli somigli, nell’oceano indifferenziato del popolo degli scriventi. […] Editore è chi si assume la responsabilità di provare onestamente a fare buoni libri fatti bene, libri che servano, e portarli il più lontano possibile. Non è la metamorfosi digitale a doverci preoccupare. Bisogna essere disposti a raccogliere le sfide tecnologiche e le innovazioni. È d’obbligo interrogarsi sull’evoluzione delle forme della creatività, dell’espressione e dei linguaggi, delle modalità di divulgazione e di fruizione. La forma libro può ibridarsi, mutare, nascondersi; la letteratura stessa può decomporsi del tutto. Quello, però, che ucciderà davvero l’editoria indipendente sarà la politica, che non crede di doverci considerare una risorsa. Sarà la politica commerciale dei grandi gruppi editoriali che, grazie alla posizione monopolista, si possono permettere di orientare, condizionare, gestire il mercato, almeno quello interno. Anche loro in ogni caso hanno il fiato sul collo di pesci più grossi come Amazon e cartelli più potenti e dovranno affrontare in fretta mutamenti su scala globale, giocare la scommessa della trasformazione.
[…] Volendo spiegare Exòrma attraverso i titoli pubblicati, quali sceglieresti e perché?
È come chiedere a un genitore quali sono i figli che gli sono più vicini. Ci occupiamo di cose apparentemente anche assai diverse tra loro, l’arte contemporanea e la letteratura di viaggio, il saggio narrativo e la fotografia, l’antropologia e i temi sociali. In realtà sono parti di uno sguardo complessivo sulla contemporaneità. Vuole essere uno spazio aperto ma ordinato, ordinato in collane, dove accogliere riflessioni pertinenti e coerenti, esperienze e scritture non trascurabili anche di autori esordienti. Tra i nostri libri qualcuno sarà più indisciplinato di altri, qualcuno più in forma o più indipendente e viaggia da solo; qualcuno è estroverso e loquace, altri si fanno pregare. Ma se li guardi bene, in qualche modo si somigliano tutti e capisci che abitano la stessa casa. Exòrma è così, credo. I nostri libri sono un po’ così: il saggio si fa prestare la giacca buona dalla narrativa, la critica d’arte chiacchiera con il racconto, la letteratura di viaggio invita l’inchiesta a cena e tutti si divertono un sacco […]».