Il nome dell’autore sembra un gioco di parole e richiama alla mente spiacevoli pagine di storia, il titolo evoca atmosfere medievali e rischia di essere fuorviante per chi non pratica l’arte contemporanea. Cos’è, il dialogo immaginario di una bella pagina di letteratura? Acqua, acqua… Neppure la copertina, candida e neutrale ti aiuta.
Poi sfogli e ti è chiaro fin dalle prime occhiate che si tratta di una conversazione amichevole, di un racconto chiaro e pulito, corredato di immagini sequenziali e puntuali: insolito per le critiche d’arte, ma tipico di chi non ha bisogno di imbarocchire le parole per elevare i contenuti. Non c’è niente di meglio di uno sguardo puro per comprendere messaggi apparentemente complessi. Puro, ma comunque smaliziato (basta leggere la breve biografia di Franco), capace di porsi domande e di non dare per scontato, appiccicando significati e letture personalissime alle emozioni immediate dell’artista. È questa la principale qualità della monografia di Francesco Franco su Baldo Diodato, napoletano di nascita, romano d’adozione e cittadino del mondo, come molti artisti veri.