«Che la si voglia chiamare “anima”, “genius” o “dio del luogo”, questa presenza rarefatta eppure essenziale permea l’ontologia del paesaggio e dei suoi abitanti con un carattere ancestrale inconscio e archetipico al limite della concezione umana».
Su “il manifesto” Francesca Giommi recensisce Il dio degli incroci di Stefano Cascavilla.
Recensione a
di Stefano Cascavilla