Neghentopia
Un mondo al crepuscolo. Un ragazzino che uccide e che dimentica di farlo. Deserti di polvere, vagabondi notturni, paesaggi sconvolti. Mentre una Bestia misteriosa li insegue, Lucius e il suo passero vanno dritti verso la notte. Senza speranza. Perché il piccolo assassino è tutto ciò che resta dell’umanità, un passaggio di testimone oltre le terre del nulla.
* * *
Il testo è corredato da 26 illustrazioni in bianco e nero di Rocco Lombardi. Immagini di grande forza che rendono perfettamente tangibili il mondo allucinato dei personaggi, la tensione della narrazione, la vacuità del deserto.
Tra La strada di Cormac McCarthy e Il Piccolo Principe di Saint-Exupéry, Neghentopia è una parabola sul rapporto impossibile tra civiltà e lato selvatico. Ambienti e personaggi sembrano usciti dalle pellicole di Herzog, Tarkovskij e Miyazaki, o dalle tavole di Moebius e Peter Kuper. Le azioni, come in un film distopico, sono accompagnate da una colonna sonora alienante: l’elettronica di nicchia degli anni Ottanta, Brian Eno, il punk rock cinese, PJ Harvey, il canto tradizionale mongolo. In un amalgama pop, Apocalypse Now e Blade Runner convivono con Orwell e Agamben, ma la vera protagonista è la scrittura, quella dei dialoghi svuotati, dei paesaggi dove i colori finiscono.
dal capitolo 1
Mare di Kangak, pomeriggio.
Siamo in un lago salato di origine oceanica. È asciutto da quarant’anni (prima rumore di vento, poi musica, qualcosa come A una rosa di Ernst Reijseger). Navi arenate come gusci di aragoste. I carapaci piegati su un fianco. O dritti e leggermente impennati. Sono decine. Fermi in un’onda interrotta. Contratti nel bollore salino. Non vive più nessuno da queste parti. Solo i trafugatori di rottami.
[…]
Ugakyr, notte.
Una tempesta di sabbia (Hurt dei Nine Inch Nails, la versione cantata da Johnny Cash). Si muove come un’onda di marea. Leggermente meno buia della notte. Immensamente più alta. Un muro di vento e di sabbia si avvicina alla città. Per un attimo sembra fermarsi. Poi è la città a precipitarsi nell’onda di sabbia come un tuffatore d’argilla che abbassa la testa tra i bicipiti.
[…]
PASSERO Làvati.
LUCIUS Sì.
PASSERO Quanto sangue.
LUCIUS Non volevo ucciderla.
PASSERO Ma l’hai fatto.
LUCIUS Non mi ha dato scelta.
PASSERO Lei non era nel contratto.
LUCIUS No. Non c’era.
PASSERO Adesso mettili nel letto.
LUCIUS Perché dovrei?
PASSERO Fallo per loro.
LUCIUS Non li conosco.
PASSERO Fallo per me.
Il ragazzo trascina i corpi sul letto. Li mette uno di fianco all’altro e li nasconde con una coperta. Con la scopa sposta la sabbia dagli angoli della stanza e la sparge sulle macchie di sangue. Il sangue è abbondante e la sabbia s’impregna ma non riesce a nasconderlo. Lucius prende uno straccio e si avvicina alla tanica dell’acqua vicino al letto. Svita il coperchio di plastica e immerge la mano. Il suo pugno è ancora piccolo. Entra senza difficoltà. Dall’apertura circolare estrae lo straccio umido e comincia a stropicciarsi la faccia e le mani. Ripete l’operazione alcune volte finché il passero sembra far sì con la testa. Poi l’animale vola sulla sua spalla ed entra nella tasca sinistra come un pensiero di luce che va a finire nelle tenebre. Il respiro di Lucius. Cose che girano. Lucius che esce. Sviene.
dal capitolo 2
Spiaggia, sera.
La Bestia. Lucius. Uno di fronte all’altro. Lucius è seduto sulla sabbia. Si preme i palmi delle mani contro le tempie. La Bestia potrebbe allungare una zampa e decapitarlo. Ma no. Resta immobile. Semplicemente si sgonfia e rigonfia come uno stomaco che pulsa. Lucius lo guarda. La Bestia è priva di occhi ma capiamo che fissa Lucius intensamente. Il ragazzo rabbrividisce. Stringe gli occhi. Preme i palmi contro le tempie.
LUCIUS Io non ho paura.
BESTIA (come un sussurro spettrale nella sua testa) Dovresti.
dal capitolo 3
Lucius seduto nell’erba. Il grande caribù a meno di un passo da lui che abbassa a più riprese la testa come se volesse brucare. Invece si limita ad accarezzare il prato con il mento peloso.
CARIBÙ Chi tu?
LUCIUS Lucius.
CARIBÙ Cosa qui?
LUCIUS Cosa ci faccio qui? Voglio passare al di là.
CARIBÙ No di là.
LUCIUS Non si può passare?
CARIBÙ No di là. Male.
LUCIUS Ah lo so. Ma vedi. Anche io sono il male.
CARIBÙ Tu male? No. Solo malato.
LUCIUS Forse. Ma devo andare.
CARIBÙ Ascolta mio.
LUCIUS Ti ascolto.
CARIBÙ Giorno e giorno e giorno più su noi andare. Molte rocce più su sono cadute. Tu segui mio. Vieni piccolo uomo.
LUCIUS Va bene.
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