Otto passi sul Reno
A piedi sul Cammino dei Castelli del Reno, da Bingen a Coblenza
Nelle anse del fiume più iconico d’Europa si intrecciano, tra passato e presente, miti letterari e pogrom medievali, le vicende del potere al tempo del Sacro Romano Impero e l’eco recente della riunificazione.
Tra i vigneti terrazzati e le leggendarie gole della Loreley, ogni castello custodisce un segreto e racconta una storia; ogni passo rivela rovine di antiche fortezze, architetture sorprendenti, paesaggi mozzafiato, tradizioni millenarie, leggende romantiche e cicatrici di guerre che hanno plasmato l’identità e la cultura tedesca.
La grande Storia rivive accanto alla magia di un luogo incantato: dalle Libere Città Imperiali a Ildegarda di Bingen, da Heinrich Heine ai Fratelli Grimm, il Cammino dei Castelli del Reno diventa un viaggio di scoperta dell’anima profonda della Germania.
I muraglioni orizzontali e le sottili perpendicolari dei filari creavano una sorta di gigantesca griglia, uno schema di geometriche armonie: rombi, triangoli schiacciati o parallelepipedi si incastravano l’uno nell’altro e le ombre dei rispettivi lati si allungavano sul suolo spoglio. La cresta continuava verso nord sino a un punto in cui, passata la foce del Nahe, anche la sponda opposta si sollevava quasi alla stessa altezza ma coperta da un bosco fitto. I due rilievi sembravano intersecarsi nel punto più stretto, dove il fiume scompariva dietro il gomito di un’ansa.
Mi trovavo di fronte a un’incarnazione geografica dell’idea di soglia, di varco: una porta, se non proprio su un altro mondo, su una porzione di mondo a sé. Da questo punto in poi il Reno si inoltrava nelle sue mitiche gole, da cui sarebbe uscito poco prima di Coblenza dopo aver limato per circa sessantasette chilometri il Rheinisches Schiefergebirge, il Massiccio scistoso renano. Per farsi un’idea dell’imponenza del fenomeno geologico basti pensare che nel tratto a valle di Wiesbaden il fiume arriva a toccare una larghezza di un chilometro, che si riduce a soli centosessanta metri nel punto più stretto delle gole. Le sponde si sollevano dalla pianura sino a raggiungere i duecento metri, poi piegandosi in alto sull’altopiano ondulato che copre tutto il massiccio. È il tratto più celebre e spettacolare del corso del grande fiume, Patrimonio mondiale dall’Unesco, meta turistica già nell’età romantica ma anche luogo dello spirito per il ruolo che ha ricoperto nella storia tedesca ed europea.
E proprio lì, osservando lo scenario, ebbi la certezza che ne era valsa la pena.



