Una strada per la Georgia
Poeti, sentimenti di piazza e lingue di confine
Dai vicoli dei vecchi quartieri di Tbilisi alle montagne del Caucaso. Per secoli al crocevia tra est e ovest, in bilico tra Europa e Russia, la Georgia, un tempo ricca di caravanserragli e commerci d’Oriente, affronta oggi una rapida e problematica trasformazione.
Nelle strade della capitale il passato e il presente si sovrappongono, e nel racconto si mescolano la fascinazione per i luoghi e quella per la letteratura e la poesia.
Elisa Baglioni viaggia per incontrare giornalisti, intellettuali e giovani attivisti: dalle loro voci e dalle storie personali emergono la complessa posizione dei dissidenti e le ragioni della politica. Dalla dissoluzione dell’ex blocco sovietico la “questione russa” resta uno dei nodi di fondo: la presenza degli esuli russi, a partire dall’invasione dell’Ucraina, è diventata tra le più consistenti d’Europa.
Il libro fornisce preziose coordinate per interpretare i recenti avvenimenti; coglie il sentimento di piazza e i legami economico-strategici in questo delicato momento di conflitti e tensioni internazionali.
La Georgia è stata attraversata dalle carovane che solcavano la Via della Seta, ha subito il dominio persiano per lunghi periodi tra il XVI e il XVIII secolo, insieme a quello ottomano. Non era un caso che il mio immaginario si spostasse a Oriente e alimentasse le aspettative di una terra dai contorni esotici, una terra delle meraviglie.
Haratišwili racconta l’antica leggenda della nascita della Georgia. Dio aveva permesso a ciascun popolo di scegliere liberamente la porzione di terra da abitare, tenendo per sé l’angolo più rigoglioso. Al termine della spartizione l’onnipotente sorprese un uomo addormentato sotto un albero che, al risveglio, con tono mite e pacificato, rispose di aver trascorso una splendida giornata, di non essere dispiaciuto per aver mancato la spartizione e di essere disposto ad accettare qualsiasi piccola patria fosse rimasta. Gli fu così assegnato il piccolo paradiso del Dio in terra.
Nonostante le ripetute conquiste, i costanti tentativi di controllare la zona da parte di potenze confinanti, la Georgia ha mantenuto una propria identità linguistica, culturale, e con essa i popoli caucasici che, come le loro affascinanti montagne, sono forse, nel profondo, impenetrabili.
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