“Si alternano gli intermezzi epistolari dell’autore sullo sguardo, con la sua “punizione”, i suoi rischi e quando esso coincide con la memoria. Così si gioca l’eterna partita tra sogno e psicosi, tra eros e thanatos, ed è da qui che tornano Euridice e la protagonista di Vertigo. […] Questo libro vive le domande”.
Recensione a
di Fabrizio Coscia