«[…] La città, nella specie, è Mosca, spazio iperdeterminato (letterariamente, non solo), nella concentrica ampiezza delle cui arterie glaciali scorre invisibile, a sbilanciare ulteriormente il sistema percettivo, un’onda densa alcolèmica mista alla palpabile lievitazione di smog ad alta gradazione. Chi ne ricompone a cerchi concentrici le mappe, a cercare di strada in strada un orientamento dai motivi (non solo) letterari e i «personaggi involontari» frequentati (Puškin… Čechov… Majakovskij… Bulgakov… ‘Vrubel… Ejzenstejn… Gagarin… ecc., e soprattutto il viaggiatore alcoolicamente alterato del cultuale Mosca-Petuški di Venedikt Erofeev) […], è sparajurij (sigla «sovietica» ma tratta dal punk dei CCCP); identità multipla e aperta (il collettivo torinese «nasce alla fine del secolo scorso», ci ricorda la bandella, e attualmente anima «Atti impuri», sicuramente fra le migliori riviste letterarie oggi in circolazione) […]».
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