«L’autore nel suo viaggio ricalca l’itinerario che Robert Louis Stevenson percorse, con l’asinella Modestine, nelle selvagge Cévennes nell’autunno del 1878 e da cui poi nacque il libro (una sorta di diario di viaggio)Travels with a donkey in Cévennes. Oggi questo percorso prende proprio il nome di Chemin de Stevenson (GR 70) per ricordare il tragitto che il grande autore scozzese percorse in solitaria prima di scrivere il suo resoconto e oggi viene seguito da molta gente spesso affascinata dalla lettura dei Travels. E anche Tino Franza ha deciso di compiere questo cammino per questo motivo…
[…] Stevenson fece il suo viaggio non totalmente da solo, ma in compagnia dell’asinella Modestine, che alla fine dovette vendere, con molto dolore alla separazione, perché poverina non ce la faceva più; Tino Franza, invece, parte da solo ma incontra alcune persone che lascia e ritrova durante il suo cammino, come Isabelle, una donna con cui sembra ci sia una certa affinità, almeno di anime. Parlando con lei viene fuori un’interessante riflessione sulla necessità della compagnia in viaggi del genere: vanno fatti da soli perché la presenza di qualcun altro potrebbe far rallentare e poi stando per troppo tempo insieme a qualcuno potrebbero venir fuori difetti e aspetti sconosciuti del suo carattere che magari si preferirebbe ignorare. Tutto questo a meno che non si abbia la fortuna di trovare un compagno perfetto, ma è davvero possibile?
Ciononostante a volte il viaggio può essere così duro e spossante che “l’appagante leggerezza del viaggio in solitudine” si potrebbe ribaltare “nel rimpianto di un compagno”».
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Recensione a
di Tino Franza