“Gran libro perché va a fondo della condizione dello straniero, capitato nel mondo che gli è più lontano. In qualche modo vicino solo ad altri stranieri – altri insegnanti dell’università arrivati da tutto il mondo – con cui è difficile capire cosa si spartisce davvero, se non una forzata intimità, una fame di affetti, un bisogno di riconoscersi a cui certo non sono sufficienti nè le chiacchiere in un inglese condiviso nè qualche cena in compagnia. E tanto meno i pezzetti di parmigiano custoditi nel frigo.”
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