«Trieste, Livorno, Taranto. Città talmente uniche che oltre ai loro confini sembra aprirsi una differente dimensione spazio-temporale. Tre città-mondo le definisce Alessandro Leogrande nella prefazione, “innanzitutto perché sono città capaci di racchiudere all’interno delle proprie mura secoli di Storia, di lingue e di sogni, violenza e rapine, conflitti e nuovi inizi, minoranze e dissidenze”.
Tre città che nonostante le distanze e i differenti bagliori solari hanno molto in comune: ad esempio la presenza di quartieri irriducibili, roccaforti di un’identità immemore, incisa nei volti e nei pensieri di chi li abita, o l’essere state teatro di eventi che hanno segnato il Novecento italiano, sotto l’aspetto storico e sociale.
Le città nascoste (diario di viaggio, più che un reportage) trova nell’ascolto, nella riflessione ponderata, la sua dimensione stilistica. Non cerca di individuare aspetti simbolici, caratterizzanti, ma si limita a raccontare la vita, lasciando che fratture (esemplari quelle generate nella città-fabbrica di Taranto), i salti nascosti, le contorsioni, i cambiamenti, si rivelino naturalmente e al momento opportuno. Magari dentro un bar periferico, nelle suadenti librerie, sulle banchine di un porto al tramonto, intorno al tavolo di una trattoria, a nutrirsi e abbeverarsi di prelibatezze locali (soltanto per citarne alcune il ristorante Scabar a Trieste, la Cantina Senese a Livorno, una minuscola trattoria nei pressi di via di Mezzo, dove si servono eccellenti tubettini con le cozze, il piatto identitario tarantino)».