«Un viaggio iniziatico, segmentato da continue amnesie, che lo porta a confronto con Bestie inseguitrici, città steampunk, animali parlanti, mostri marini, prostitute adolescenti, anziani eremiti di cui è meglio non fidarsi. Coprotagonista è proprio il paesaggio: un paesaggio alla Mad Max che l’autore – Matteo Meschiari, antropologo di formazione e land-artist – descrive con plastica esattezza e altrettanto plastico gusto per la toponomastica. Comprimario di Lucius un passero parlante, animale guida che fa da coscienza etica oltre che da memoria del ragazzo, filo rosso che cuce Lucius alla propria esperienza, di amnesia in amnesia. L’autore sceglie una scrittura da script cinematografico, asciugando la prosa all’essenziale di ciò che si vede. Sembra suggerire, a tratti, i movimenti di macchina. E arriva a indicare la colonna sonora che accompagna i sentimenti del lettore / spettatore. Alle scene (in contrappunto con le incisioni di Rocco Lombardi che si alternano al testo) si tessono dialoghi particolarmente ben ritmati, e alcuni snodi di plot – con qualche tocco fantasy, tipo gilde e affini – che puntellano l’andamento onirico della narrazione. Il risultato complessivo è un racconto estremamente denso, che dunque richiede al lettore un certo sforzo di attenzione. Sforzo però ripagato dalla potenza dell’immaginario – specialmente nella descrizione di una Natura brutalizzata e oggettiva che non è mai subordinata ai sentimenti, o peggio al sentimentalismo, dei personaggi.»
Recensione a
di Matteo Meschiari