«Né in cielo né in terra è un po’ come dire né carne né pesce: il luogo fisico e la sua identità, assieme a quella di chi lo abita da sempre. E se non sei più uno che “c’è sempre stato” e di fatto non sei nemmeno arrivato da poco, allora sei perso nei ricordi, nascosto in soffitta oppure in giro in cerca di qualcosa che non trovi più.
Ne scaturisce un racconto onirico, sospeso nel ricordo e nei rioni, degli storici abitanti sgomberati per far posto a chi oggi una casa in centro può permettersela. Polvere, ricordi e assenze. “Né in cielo né in terra” poggia fedele sulla tradizione dell’oralità più che sul racconto stampato, scelta narrativa che amplifica il fascino della vicenda».