I modelli letterari potrebbero essere Celati e Calvino: lo sguardo svagato di un flâneur e la trasformazione di ogni esperienza in gag stralunata. Lo stile, giocoso e aforistico, fa pensare poi alle Operette Morali riviste da un Buster Keaton taoista!.
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Il libro è anche meditazione sullo stoicismo universale da sempre professato nella città eterna. Perché «l’uomo romanesco sopravvive, come residuo, forse indistruttibile, dell’anima di Roma», e anzi gli attuali romaneschi non sono altro che gli eredi di una fazione perdente dell’antica Roma: si tirano in disparte, «per scelta o fallimento o persecuzione».