“Siamo a Roma e a Trastevere. Ci è stato detto che questa storia può apparire un po’ strana perché è frutto di un lungo sogno; quindi, quando si apre davanti la scena, ci sono due tizi che si incontrano e che hanno la sensazione di conoscersi già. Uno chiama l’altro Cesare e l’altro gli risponde chiamandolo Augusto. Questi nomi non sembrano riconoscerli ma solo accettarli per educazione. Vivono in un quartiere affollato, dove il mondo affaccendato corre qui e lì, ma loro invece trovano il tempo di salutarsi, farsi i complimenti, parlando della loro vita. È così che, parlando, arrivano a casa di Augusto e che , quest’ultimo, dice a Cesare che vuole scrivere un libro. Mi piacerebbe dirvi che è da qui che inizia la storia ma, in effetti, la storia inizia quando finisci il libro”.
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Recensione a
di Paolo Morelli