«I Balcani, regione che ha sempre prodotto più storia di quella che poi sia riuscita a digerire (la frase è attribuita a Winston Churchill), sono propriamente ed emblematicamente anche luoghi di contrasti, di migrazioni, di divisioni e ricongiungimenti linguistici – Leonardo da Vinci ci ha lasciato un’impressione sulla Bosnia dei suoi tempi: “qui tutto è divisione” – e tuttavia una delle qualità del libro è proprio quella di individuare il tratto che unisce in tutto ciò che divide – una trace o différance di derridiana memoria che raggruppa in insiemi di senso i significati che, presi da soli, risultano disgiunti o persino avversi l’uno all’altro – e ciò che unisce in Samonà, lo “Spaese”, è un neologismo in grado di accorpare le linee di divisione per farne ciò che sono in realtà: estensioni geografiche e del pensiero umano che si protraggono oltre e sopra le fratture etniche, politiche, culturali e linguistiche perché la verità (ancora Derrida) “è sempre assunta nella definizione verbale” e questa definizione, nello Spaese di cui ci occupiamo, permette alle parole e ai concetti di migrare e interconnettersi».
Clicca qui per leggere la recensione.