Un libro che è romanzo, che è storia, che è guida e che al chiedergli come lo presenterebbe al lettore replica: «Gli direi che è innanzitutto un appassionante romanzo d’avventure, il cui filo conduttore è un concretissimo viaggio che – vista l’attuale tragedia pandemica – è uno dei pochi viaggi possibili».
«Non potrei vivere con una sola lingua, ecco perché non mi sento soltanto italiano, o almeno, non più di quanto mi senta francese, canadese, e poi ebreo, fors’anche arabo, spagnolo, sicuramente mediterraneo (come non pensare allora alla mia amata Grecia? insieme naturalmente alla Sicilia): l’identità, al singolare, mi sembra un colossale e pericoloso inganno».
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Recensione a
di Giuseppe A. Samonà