«Il tema del populismo interessa anche i confini […]. Siamo giunti alla conclusione che in realtà periferie e centro città si addensano a seconda delle situazioni e non sono concetti geografici fissi. Sono così anche i confini che avete esplorato? I confini sono qualcosa che abbandona la geografia certa delle mappe, la geografia novecentesca degli Stati-nazione? Sono diventati qualcos’altro?
I confini, aldilà di quelli naturali (una catena montuosa, un fiume, il mare stesso), all’interno di una terra tendenzialmente non esistono. Sono realtà storico-politiche che definiscono un’identità in quel preciso momento. Perciò sono estremamente mutevoli […]. Noi quello che abbiamo cercato di raccontare con il nostro percorso è che un confine è più che altro un’entità culturale identitaria e non necessariamente una linea che demarca noi e gli altri, ma siamo noi stessi a porla in quel determinato luogo».
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Recensione a
di Marco Truzzi