«All’inizio volevamo documentare le frontiere in dismissione: gabbiotti doganali abbandonati, checkpoint in disuso, il tipo di geografia a cui pensavamo di esserci ormai abituati – spiega. Abbiamo trovato invece una rete di confini non solo ancora attivi, ma anche popolati, a volte addirittura affollati. Molto si poteva testimoniare con le immagini, per qualcos’altro servivano le parole».
Recensione a
di Marco Truzzi