16/11/2014

Hanno ucciso il congiuntivo ma chi è stato non si sa? (o forse sì)

Il Giornale d'Italia - Igor Traboni

Scritto con intento provocatorio e volutamente irritante, con grande gusto per l’iperbole, il romanzo di Massimo
Roscia è il pretesto per una riflessione arguta sullo stato di salute della lingua e della cultura in Italia. Le vittime della “strage dei congiuntivi”, infatti, sono emblemi di un diffuso e pericoloso decadimento culturale. Basta ascoltare, ad esempio, alcuni conduttori televisivi e soprattutto alcuni tra gli amministratori della cosa pubblica. Non a caso nel libro è proprio un assessore alla cultura il primo a essere eliminato. In modo sarcastico e sferzante Roscia mette a nudo le competenze linguistiche degli italiani. Ma la questione, purtroppo, va ben al di là del congiuntivo.
Ed è molto, ma molto più inquietante: un italiano su due non legge affatto; una famiglia su dieci non possiede nemmeno un libro in casa; il numero dei lettori in Italia è attualmente il più basso dal 2005 e sono diminuiti persino i lettori forti, quelli – pochissimi – che leggono almeno 12 libri l’anno (elaborazione su dati Istat e Nielsen). 250.000 lemmi (tanti sono quelli registrati nel «Grande dizionario italiano dell’uso» diretto da Tullio De Mauro); un lessico comune costituito da circa 47.000 vocaboli; 6.500 parole del vocabolario di base e solo 2.000 quelle del nostro lessico fondamentale, ovvero quelle (cosa, roba, dare, dire, fare, mangiare…) che utilizziamo nel 90% dei nostri discorsi.

 

Recensione a

La strage dei congiuntivi

di Massimo Roscia

220
8,49 


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