«Per le scritte sui muri nutro un interesse particolare, tanto che le documento da tempo, nella mia città come in tutte quelle in cui transito. Trovo siano un mezzo d’espressione particolarmente spontaneo, diretto e democratico. Vale sempre la pena di fermarsi a leggere i pensieri lanciati nello spazio pubblico per gli sguardi curiosi dei passanti. Ma ciò che mi si è parata davanti agli occhi a Tunisi nel 2012 avrebbe attirato l’attenzione di chiunque. Gli stessi luoghi che avevo visto spogli due anni prima, adesso erano completamente ricoperti di parole. Pensai subito che la novità fosse degna di nota. Prima della rivoluzione, una tale esplosione di voci sarebbe stata impensabile […] Da qui la mia interpretazione: che la comparsa delle scritte sui muri, in Tunisia, sia sintomo di un nuovo clima di libertà di parola, della precisa volontà dei cittadini comuni di partecipare al dibattito collettivo e di un’urgenza di riappropriarsi degli spazi pubblici dal basso».
Recensione a
di Luce Lacquaniti