«[…] una sorta di itinerario, dal Canada alla Norvegia alla Groenlandia, per dare contro di un fenomeno sconosciuto che potremmo definire il colonialismo dei ghiacci. A creare ancora più interesse, oltre alla descrizione di questo vero e proprio buco nero, che ha inghiottito intere civiltà, è la lunga con cui il libro è scritto […], lentamente la scrittura da scientifica si fa via via più suggestiva, così alla prosa si affiancano squarci di descrizioni liriche, flussi di coscienza, lasse di poesia.»