«E alla fine l’urlo è diventato scrittura, secca, gelida, tagliente, un tono che non aspetta repliche, preciso come una lama affilata. Quello che c’è in questo libro non è solo la difficile arte di unire il saggio alla narrativa, prova in cui pochi si sono veramente cimentati riuscendoci, è una proposta di scrittura, l’affermazione di uno stile preciso. Meschiari ha dimestichezza con la poesia, abitudine che richiede profonda sapienza nell’uso della parola e qui la mette in atto arrivando a una scrittura asciugata da ogni superfluo, nervosa, tesa come un vento gelido che scarnifica senza pietà […]».
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