In uno dei romanzi più affascinanti della letteratura argentina del Novecento, Haroldo Conti torna al luogo-dei-luoghi, il grande fiume […].
Sudeste è anche il racconto di un viaggio da fermo, o attorno al proprio centro, ammesso vi sia, e, insomma, siamo dalle parti del romanzo on the road, ma un po’ tutto al contrario, girando in tondo, e su una barca sfondata (che, dicono, fosse stata un gioiello, ma è da vedere) e all’inseguimento di un’ipotesi di libertà – cos’altro cerchiamo? – però mascherata da esercizio di ascesi, di solitudine. e sempre scandita dal vento di sudeste, che si alza e cala, e dalle rotte dei pesci, fonte di meraviglia e fonte di vita […].
Recensione a
di Haroldo Conti