La letteratura è politica per Conti e per la sua generazione. Non dichiaratamente nel testo, ma nel momento in cui Mascaró narra di «un circo che gira i paesi sollevando gli animi, permettendo alla gente di pensare con la propria testa», diventa un libro sulle «piccole rivolte personali». «La letteratura impegnata – sono parole di Haroldo Conti – è fare le cose belle, meglio dei nostri avversari. Creando bellezza facciamo politica».
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