«La gioiosa effervescenza, il tono da epopea umoristica e l’assoluta libertà della scrittura non fanno dimenticare, però che siamo davanti a un romanzo dal chiaro contenuto politico, una complessa allegoria in cui il circo e la sua gente si propongono come sovversivi e appiccano ovunque il fuoco “rivoluzionario” senza per questo obbedire a dogmi o ricorrere a messaggi espliciti, perché – fu Conti a dichiararlo in una intervista del 1969 – “l’arte è il regno della libertà pura che non può ricevere imposizioni estranee all’arte stessa”, ma ispira e produce mutamenti profondi, chiamando a immaginare, creare, fondare nuove realtà».
Così oggi scrive Francesca Lazzarato di Mascaró di Haroldo Conti su il manifesto.
Recensione a
di Haroldo Conti