“Agnese si inginocchiò davanti alla novità, alla rivelazione spaventosa: tre, non una ma tre pietre, levigate come le precedenti, giacevano al centro della sala.
Prima, con la coda dell’occhio, le aveva scorte strisciare come lumache sul pavimento. Tre pietre! Non era stato Ettore, non era stato nessuno. Le pietre… le pietre erano arrivate lì da sole, mosse da una specie di volontà propria. Si chiese se erano davvero sassi, o piuttosto gusci o carapaci di qualche animale che lei non conosceva. In montagna, nei torrenti, ne vivono tante, di bestie strane: d’inverno restano in fondo alle pozze gelate e dormono senza quasi respirare, poi in primavera si svegliano, escono dal greto e, prese da una smania feroce, si arrampicano dappertutto, sugli alberi, sui muri delle case… Forse, sollevando una delle pietre, l’avrebbe scoperta forata e cava, e abitata da un mollusco, da un granchiolino… Sarebbe bastato un po’ di coraggio per toccarle…
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