«In Pietre si sente comunque tutta una tradizione di montagna italiana, Buzzati in particolare, anche se stilisticamente vengono qui evocati certi apologhi calviniani e risulta difficile non pensare che i villaggi di cui si racconta (Sostigno e Testagno) non siano città invisibili ampliate ed estese fino ad assumere la planimetria del romanzo. Ma le sorprese non finiscono e lentamente […] Pietre incede, diremmo rotola, verso altro: non fosse per la filigrana umoristica che percorre tutto il romanzo da principio a fine, la sensazione che ad un certo punto si fa dominante è infatti quella degli Uccelli di Hitchcock».
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