«Il narratore, che potrebbe essere uno o che potrebbero essere molti, vede i fatti dall’alto e allo stesso tempo li conosce dall’interno, come le pietre che arrivano da sopra e guardano da vicino gli eventi. Chi racconta non ha identità e a volte scompare dietro gli aneddoti per lasciarsi dimenticare, mentre continua a muoversi tra le stanze dei Saponara con la scusa che la loro ormai è la storia di tutti. La comunica a noi lettori, stranieri per non aver mai messo piede né a Sostigno e né a Testagno».
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