«[…] Non ha niente da nascondere, l’uomo che parla da solo. Quell’alpe è suo. Quella conca è sua. E anche tutto il vallone è suo. Può farci quel che gli pare. Gli animali sono suoi, come le rocce e l’erba e l’acqua e il ghiaccio. E se qualche volta ha sparato ai camosci per procurarsi la cena non deve renderne conto a nessuno. I camosci sono suoi. Pelle, carne, ossa, corna, tutta roba sua. L’ha comprata con la terra insieme al fratello, anni prima, con i soldi della vendita dell’altro vallone, quello più bello, dove una grossa agenzia immobiliare di città ha tirato su impianti e alberghi. Non gliene importa niente di quell’altro vallone da cui ora salgono fasci di luci e chiasso di voci e musiche e motori e fumi e da cui sono scappati animali e montanari. Qui è padrone lui, nel vallone che non interessa a nessuno perché è brutto e pietroso e non porta da nessuna parte ed è scosceso e d’inverno si riempie di valanghe e in primavera e autunno è straziato dai torrenti. Non vuole altro, non chiede altro. Perciò quel dannato guardiacaccia può anche crepare».